5G and Digital Service Management

La copertura LTE (declinazione del 4G) in Italia ha ancora alcune zone di ombra in cui manca la copertura e già si parla con forte insistenza dell’arrivo del nuovo standard delle trasmissioni mobili geografiche che è in sequenza il 5G. Il numero sta ad indicare lo step di evoluzione e quindi dagli anni 80 che hanno segnato l’inizio della comunicazione con dispositivi mobili siamo appunto arrivati con cicli di circa 10 anni alla versione 5 la cui adozione è prevista a regime per il 2020. In Europa il 5G è parte dei progetti Horizon 2020 e in Italia abbiamo la recente decisione del governo che ha indicato le città oggetto di sperimentazione che assieme a Torino saranno Milano, Bari, Matera, Prato e l’Aquila e quindi ben oltre la condizione minima prevista dalla Commissione Europea di avere una città per nazione.

Occorre comunque precisare che ad oggi il 5G non ha una finalizzazione degli standard applicativi completamente condivisi come per il 4G (LTE), organismi come l’International Telecommunications Union (ITU) devono ancora definire la versione finale del 5G con la conseguente condivisione. Tutti gli operatori sono comunque interessati e si stanno moltiplicando gli annunci e gli impegni in modo frenetico (2017-18) e per il futuro (2020) con lo standard definito. Situazione quindi in cui annunciare sperimentazioni 5G  significa muoversi in un una situazione di “should be” e non “is”. Quindi attenzione alle frettolose antecipazioni che hanno più finalità commerciale che sostanziale.

Ma il vero interesse per l’ITSM che opportunamente si declina come Digital Service Management (DSM) è che il 5G non è solamente una modalità più veloce di comunicazione per gli smartphone e affini (download di un film in 12 secondi) ma aggiungere a questi dispositivi e al loro ecosistema tutto il mondo dell‘Internet of Things (IoT) e quindi degli “oggetti intelligenti” con i relativi sensori che comunicano tra di loro. Il volume e la densità delle comunicazioni cresce in modo quindi esponenziale ma allo stesso tempo si espande lo spettro delle frequenze arrivando a coinvolgere frequenze alte come le onde millimteriche (20-60Ghz) e questo perchè non è possibile avere velocità e densità elevate con frequenze inadeguate. Il problema conseguente è che l’onda millimetrica non ha caratteristiche di copertura a distanza e quindi dovrà necessariamente integrarsi con l’infrastruttura in fibra.

L’apertura del nuovo standard 5G al mondo dell’IoT  è una delle specifiche di definizione fortemente richiesta dello standard stesso e quindi da qui si rafforza l’orientamento alla digitalizzazione dei servizi e dei processi e quindi del management (DSM).

La caratteristica richiesta al nuovo standard è proprio quella di trattare non solamente un volume di dati maggiore ma con una densità nell’unità di tempo molto più elevata e una capacità di generare livelli di affidabilità maggiori rispetto ai precedenti standard (99,999%). Come si può intuire il trasporto della la voce che era il primo e unico obiettivo (quasi) degli anni 80 è adesso la parte decisamente marginale, un di cui sempre più piccolo. Se ricordate 4G (LTE) aveva già unificato voce e dati facendo diventare la prima un di cui di un’unico flusso di dati.

Come ricordato in un precedente post la crescente diffusione dei servizi digitali pone una sfida altrettanto impegnativa al Service Management che oltre all’IT tradizionale integra la digitalizzazione aumentando in modo significativo il dominio di riferimento. Ma il nuovo dominio non è solo più grande ma rappresenta un modo diverso di effettuare il management con metriche e soluzioni innovative idonee a gestire volumi di dati in crescita esponenziale con crescita anche dei livelli di servizio vista la particolare criticità di molti servizi digitalizzati.

Per tutte queste ragioni, anche in questo caso, conviene pensare agli strumenti o framework con 2 livelli di applicazione: un livello meta (es. ITIL, Cobit, CMMI, Togaf, IT4IT, etc) e un livello di maggiore contestualità come DevOps, Resilia, SIAM, Agile, etc. portando sul primo livello la definizione delle relazioni /requirements con  sponsor, stakeholder, clienti di DevOps e Agile. Si tratta di fare mush-up senza perdere la conoscenza ma elaborandola in modo costruttivo per il contesto in cui ci troviamo ad operare.

Tutto questo capisco che è fortemente disruptive e lo propongo come un punto di vista oggetto di confronto ma la digitalizzazione non ammette semplici spettatori ma attori con forte capacità interpretativa che non possono solo assistere, citando il mondo Agile si passa dai managers ai leaders.


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